16 giugno 2010

Il Giardiniere

Il Giardiniere



E’ vistosamente attuale l’ipotesi che il giardiniere sia un insieme irrazionale di professioni unite in un solo corpo ed una sola mente.

Probabilmente è un’esigenza, questa,che parte da lontano, fatta di prove, alchimie, scienze e mutazioni che hanno portato la professione del giardiniere ad essere costantemente sollecitata da direzioni sempre nuove. Però, è anche vero che negli ultimi anni in cui il giardiniere viene formato più da studi che da esperienze vere e proprie, si ha l’impressione che la sua professione sia spesso eterea, fatta o solo di duro lavoro fisico o di tanta teoria e poca “ciccia”.

Forse, ed intendo forse, il giardiniere non è né uno né l’altro in maniera scissa e scostante… ci piace pensare che questa figura a volte bucolica sia la fusione di varie esigenze che originano una parte dall’uomo e dall’altra dalla NATURA. Un dominìo fatto di non dominatori o comunque di gente che ha voglia di osservare e solo successivamente provare. Facendo questo mestiere si ha proprio l’impressione netta dell’esigenza del “caso”, di esistere; il Caso, quello che noi definiamo tale per necessità dell’inspiegabile, di un unione di situazioni scientifiche e comunque irripetibili, di un caso fatto di coincidenze definite come accade per un trapianto in piena terra: stessa pianta, stessa varietà, composizione del sottosuolo simile, simile anche l’esposizione eppure qui, qui proprio non funziona alla stessa maniera….si ha proprio l’impressione che a volte non basti sommare o che comunque i giardinieri non abbiamo abbastanza strumenti per farlo in maniera esatta. Ma non crediamo all’empirico, no, non rivolgiamoci a stregoni o maghi ma a chi ha occhi per vedere, orecchie per sentire e mani fatte tanto per il lavoro quanto per saper toccare.

Ecco: il giardiniere è formato!


Intervallo…


Ode alla Vita

Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marca, chi non  rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco e i puntini sulle "i" piuttosto che un insieme di emozioni,proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza, per inseguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli sensati. Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso. Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.

Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.

Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità.




Martha Medeiros




La costruzione di un giardino è fatta con gli occhi del passante, con quelli del paesaggista, del giardiniere in relazione con gli elementi economici e non ultimo con le esigenze della radice. Questa è l’alchimia ispiratrice, questo il tentativo, la fusione degli elementi sempre mai uguali a sè stessi; questo l’eterno movimento delle cose e la costante ricerca degli equilibri anche quando appaiono meno.

Un luogo identico ad un altro mi dà sconforto.

Ci lasciamo ispirare non solo dalla poesia ma anche dal concetto di “giardino in movimento” del giardiniere Gilles Clément per attraversare un nuovo senso della natura del progettista-giardiniere e l’esigenza preponderante di una figura professionale che unisca vari bisogni: non è vero che il giardino deve essere solo bello, il giardino deve funzionare come avrebbe fatto lo stesso luogo senza di noi e con altre strategie.

Se non c’è pazienza, non c’è espressione, né sentimento e nessuno ha capovolto il tavolo e non vi è stata felicità o non ci sono state domande su un argomento sconosciuto, ecco, quando questo accade, il professionista e l’uomo hanno reso sterile il meraviglioso posto che sarebbe potuto essere l’eden del tuo giardino e della tua felicità.





Chiara Renzi

Progettista-giardiniere settore “S’i fosse Terra”
Il Grigio Cooperativa Sociale Onlus